Latium Volcano Associazione Ecologica Ambientale ha realizzato, nel contesto del progetto ammesso a contributo denominato "CARTOGRAFIA DELLE CASCATE DI CERVETERI 2.0", una carta tematico-didattica fruibile nell'immediato e nel prossimo futuro per scopi prettamente didattici e turistici; destinata prevalentemente agli studenti, alla cittadinanza locale e a tutti gli interessati e futuri visitatori di questa area che rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto nel quale è possibile osservare aspetti geologici, vegetazionali e storico-archeologici. Il sentiero natura ha una lunghezza di circa 10 Km con un dislivello massimo di 145 metri.
Il lavoro è stato svolto unitamente all'Associazione Ecologica Ambientale Esplora Tuscia di Nepi.
Tale opera è stata possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia.
Bando 2014 - Settore «Educazione, Istruzione e Formazione».
Si ringraziano per la collaborazione:
- Comune di Cerveteri (RM) per il patrocinio non oneroso;
- Associazione Cavalieri Etruschi dei Monti Ceretani.
Il lavoro è stato svolto unitamente all'Associazione Ecologica Ambientale Esplora Tuscia di Nepi.
Tale opera è stata possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia.
Bando 2014 - Settore «Educazione, Istruzione e Formazione».
Si ringraziano per la collaborazione:
- Comune di Cerveteri (RM) per il patrocinio non oneroso;
- Associazione Cavalieri Etruschi dei Monti Ceretani.
Di seguito le diverse fasi che hanno portato alla realizzazione del progetto:
DESCRIZIONE DELLE AZIONI SVOLTE:
Azione 1 - Primi sopralluoghi sul posto per individuare il sentiero; Azione 2 - Rilevamenti GPS e elaborazione traccia georeferenziata; Azione 3 - Elaborazione Grafica della Cartografia in formato A3; Azione 4 - Stampa della Cartografia; Azione 5 - Segnaletica; Azione 6 - Distribuzione della Cartografia presso il Comune di Cerveteri; Azione 7 - Chiusura del progetto e rendicontazione Il progetto ha avuto una durata di circa 4 mesi a partire dal Mese di Aprile a Luglio 2015. |
IL PERCORSO CASCATE DI CERVETERI CI RACCONTA ...
L’itinerario “Cascate di Cerveteri” parte dal Cimitero vecchio di Cerveteri, passa lungo il confine con il Comune di Bracciano (segnato dal torrente Ferriere e dalle splendide cascate che interessano lo stesso corso d’acqua e un suo affluente - torrente dell’Ospedaletto) e arriva alla Necropoli della Banditaccia per poi ricongiungersi ad anello con il punto di partenza. Il percorso geo-naturalistico attraversa un paesaggio caratterizzato da una diversità geologica molto marcata; le diverse tipologie di rocce-affioramenti che vi ritroviamo sono una importantissima testimonianza delle varie vicende che si sono succedute in quest’area a partire dal Oligocene (25 milioni di anni fa circa) fino alla fine dell’ultima glaciazione (Wurm – Glaciazione Wurmiana) datata tra i 110 mila e i 10 mila anni fa. Nella prima parte possiamo osservare splendidi affioramenti su pareti verticali e subverticali; i depositi più recenti e più affioranti in questo primo tratto del percorso sono tufi e lave derivanti dall’attività del Complesso vulcanico Sabatino che si è sviluppato tra 600.000 e 25.000 anni fa. Tale Complesso Vulcanico si trova e si sviluppò poco lontano da questa zona, in un’area compresa tra i dintorni del Lago di Bracciano e la zona più interna di Morlupo - Castel Nuovo di Porto. Nello specifico questi tufi (Tufo Rosso a scorie nere Sabatino) e lave (lave del Fosso della Mola) sono stati eruttati dai rispettivi centri di emissione circa 450 mila anni fa per quanto riguarda le piroclastiti (tufi) e circa 300 mila anni fa per le lave. Nelle zone di contatto stratigrafico tra i tufi sottostanti e le lave è possibile scorgere lenti di sabbia e argilla, dovute ad una sedimentazione marina causata da escursioni del livello del mare durante il Pleistocene, in particolare a partire da 800 mila anni fa fino a circa 20 mila anni fa. Tali escursioni del livello del mare hanno avuto un'ampiezza massima dell'ordine dei 120 metri. Le Lave del fosso della Mola fanno da letto alle cinque cascate visitabili lungo il percorso, esse sono caratterizzate da accenni di struttura colonnare dovuta al raffreddamento repentino delle colate laviche (aspetto a canne d’organo). Dopo le cascate, il percorso risale incontrando le rocce più antiche dell'area appartenenti al Complesso Vulcanico Cerite-Tolfetano. Tale Complesso Vulcanico ha avuto origine tra i 2 - 1 milioni di anni fa mettendo in posto lave dall’insolito colore chiaro per l’abbondante contenuto di Silicio al loro interno. Il magma acido, viscoso, ha originato i rilievi che vengono attraversati dal percorso in questa zona; questi prendono il nome di "domi acidi" e sono dovuti all’intrusione del magma in profondità nel sottosuolo. Queste lave acide poggiano sovente sulla sabbia e argilla plio-pleistocenica (da 5 a 2 milioni di anni fa circa) e in un tratto limitato, sulle rocce più antiche della zona datate circa 25 milioni di anni; quelle che i geologi chiamano marne. Le marne, nello specifico, sono i “Flysh della Tolfa”; rocce particolari di colore bianco-grigiastro costituite da una componente calcareo-argillosa. Tale deposito roccioso è il risultato della deposizione di impetuose frane sottomarine che arrivavano addirittura dal Nord della Toscana.
L’itinerario “Cascate di Cerveteri” parte dal Cimitero vecchio di Cerveteri, passa lungo il confine con il Comune di Bracciano (segnato dal torrente Ferriere e dalle splendide cascate che interessano lo stesso corso d’acqua e un suo affluente - torrente dell’Ospedaletto) e arriva alla Necropoli della Banditaccia per poi ricongiungersi ad anello con il punto di partenza. Il percorso geo-naturalistico attraversa un paesaggio caratterizzato da una diversità geologica molto marcata; le diverse tipologie di rocce-affioramenti che vi ritroviamo sono una importantissima testimonianza delle varie vicende che si sono succedute in quest’area a partire dal Oligocene (25 milioni di anni fa circa) fino alla fine dell’ultima glaciazione (Wurm – Glaciazione Wurmiana) datata tra i 110 mila e i 10 mila anni fa. Nella prima parte possiamo osservare splendidi affioramenti su pareti verticali e subverticali; i depositi più recenti e più affioranti in questo primo tratto del percorso sono tufi e lave derivanti dall’attività del Complesso vulcanico Sabatino che si è sviluppato tra 600.000 e 25.000 anni fa. Tale Complesso Vulcanico si trova e si sviluppò poco lontano da questa zona, in un’area compresa tra i dintorni del Lago di Bracciano e la zona più interna di Morlupo - Castel Nuovo di Porto. Nello specifico questi tufi (Tufo Rosso a scorie nere Sabatino) e lave (lave del Fosso della Mola) sono stati eruttati dai rispettivi centri di emissione circa 450 mila anni fa per quanto riguarda le piroclastiti (tufi) e circa 300 mila anni fa per le lave. Nelle zone di contatto stratigrafico tra i tufi sottostanti e le lave è possibile scorgere lenti di sabbia e argilla, dovute ad una sedimentazione marina causata da escursioni del livello del mare durante il Pleistocene, in particolare a partire da 800 mila anni fa fino a circa 20 mila anni fa. Tali escursioni del livello del mare hanno avuto un'ampiezza massima dell'ordine dei 120 metri. Le Lave del fosso della Mola fanno da letto alle cinque cascate visitabili lungo il percorso, esse sono caratterizzate da accenni di struttura colonnare dovuta al raffreddamento repentino delle colate laviche (aspetto a canne d’organo). Dopo le cascate, il percorso risale incontrando le rocce più antiche dell'area appartenenti al Complesso Vulcanico Cerite-Tolfetano. Tale Complesso Vulcanico ha avuto origine tra i 2 - 1 milioni di anni fa mettendo in posto lave dall’insolito colore chiaro per l’abbondante contenuto di Silicio al loro interno. Il magma acido, viscoso, ha originato i rilievi che vengono attraversati dal percorso in questa zona; questi prendono il nome di "domi acidi" e sono dovuti all’intrusione del magma in profondità nel sottosuolo. Queste lave acide poggiano sovente sulla sabbia e argilla plio-pleistocenica (da 5 a 2 milioni di anni fa circa) e in un tratto limitato, sulle rocce più antiche della zona datate circa 25 milioni di anni; quelle che i geologi chiamano marne. Le marne, nello specifico, sono i “Flysh della Tolfa”; rocce particolari di colore bianco-grigiastro costituite da una componente calcareo-argillosa. Tale deposito roccioso è il risultato della deposizione di impetuose frane sottomarine che arrivavano addirittura dal Nord della Toscana.
LA VEGETAZIONE ......
Lungo il percorso possiamo notare un classico esempio di come la vegetazione Mediterranea si sia adattata nel corso dei millenni ai diversi fattori climatici.
Il clima mediterraneo, unico al mondo ad essere caratterizzato da un minimo di due mesi aridi, influenza la vegetazione costringendola a sviluppare meccanismi in grado di proteggere i tessuti delle piante contro il caldo siccitoso. Possiamo notare come le foglie delle piante tipiche della macchia mediterranea si siano evolute sviluppando nel tempo la sclerofillia, ovvero un ispessimento di tutti i tessuti della foglia che la rendono molto robusta al tatto, di consistenza cuoiosa, caratteristiche facilmente riscontrabili nel leccio (Quercus ilex). Il Leccio è ben riconoscibile per il colore delle foglie (verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro nella pagina inferiore), dalla corteccia (fessurata in piccole placche quadrangolari), dalla cupola della ghianda (liscia al tatto) e dalla notevole presenza di foglie che lascia al suolo perchè lente nel decomporsi.
Lasciandoci alle spalle il bosco di leccio si arriva alla cerreta (Quercus cerris), conformazione molto meno compatta rispetto alla precedente, che subito ci permette di alzare lo sguardo.Il Cerro è una specie che appartiene alla stessa famiglia del leccio (fam. Fagaceae), ma necessita di suoli freschi e non ama particolarmente l'aridità. Il cerro è facilmente riconoscibile dalle fessurazioni rossastre nella corteccia, dalle foglie con lobi largamente approfonditi e da una ghianda lunga con cupola squamosa (con peli curvi non pungenti), al contrario di quelle del leccio che risultano essere corte e lisce.
Altro punto di interresse è l'esemplare di Acero trilobo (Acer monspessulanum) che si trova in uscita dal bosco prima che la copertura boschiva lasci spazio a bionde radure assolate di giallo grano.
Lungo il percorso possiamo notare un classico esempio di come la vegetazione Mediterranea si sia adattata nel corso dei millenni ai diversi fattori climatici.
Il clima mediterraneo, unico al mondo ad essere caratterizzato da un minimo di due mesi aridi, influenza la vegetazione costringendola a sviluppare meccanismi in grado di proteggere i tessuti delle piante contro il caldo siccitoso. Possiamo notare come le foglie delle piante tipiche della macchia mediterranea si siano evolute sviluppando nel tempo la sclerofillia, ovvero un ispessimento di tutti i tessuti della foglia che la rendono molto robusta al tatto, di consistenza cuoiosa, caratteristiche facilmente riscontrabili nel leccio (Quercus ilex). Il Leccio è ben riconoscibile per il colore delle foglie (verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro nella pagina inferiore), dalla corteccia (fessurata in piccole placche quadrangolari), dalla cupola della ghianda (liscia al tatto) e dalla notevole presenza di foglie che lascia al suolo perchè lente nel decomporsi.
Lasciandoci alle spalle il bosco di leccio si arriva alla cerreta (Quercus cerris), conformazione molto meno compatta rispetto alla precedente, che subito ci permette di alzare lo sguardo.Il Cerro è una specie che appartiene alla stessa famiglia del leccio (fam. Fagaceae), ma necessita di suoli freschi e non ama particolarmente l'aridità. Il cerro è facilmente riconoscibile dalle fessurazioni rossastre nella corteccia, dalle foglie con lobi largamente approfonditi e da una ghianda lunga con cupola squamosa (con peli curvi non pungenti), al contrario di quelle del leccio che risultano essere corte e lisce.
Altro punto di interresse è l'esemplare di Acero trilobo (Acer monspessulanum) che si trova in uscita dal bosco prima che la copertura boschiva lasci spazio a bionde radure assolate di giallo grano.
LEGENDA
SCHEDE INFORMATIVE SULLE PECULIARITA' DEL PERCORSO
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